Per sempre by Susanna Tamaro

Per sempre by Susanna Tamaro

autore:Susanna Tamaro [Tamaro, Susanna]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2014-05-05T22:00:00+00:00


«Credo sia meglio che tu torni a lavorare» mi disse, dopo un mese di quella vita, mentre sul balcone ascoltavamo l’arrivo del traghetto dell’Adriatica da Durazzo.

«Penso proprio di sì» risposi mentre la nave, con la sua prua color ocra, entrava in porto.

La sera prima della mia partenza, mia madre, senza avvisarmi, aveva invitato a cena un sacerdote suo amico. Avrà avuto una quarantina d’anni e non era neppure antipatico, ma io ho fatto lo stesso scena muta - loro parlavano del più e del meno e io li guardavo senza ascoltarli.

«Perché non andate a fare una passeggiata, voi due?» ci propose mia madre, dopo il caffè. Lo disse come se io fossi un ragazzo intimidito davanti alla sua innamorata.

«Che bella idea» sorrise don Marco. «Così ci aiuterà a digerire.»

Presi la giacca e lo seguii, immerso nella mia abulia. Fuori l’aria era fredda, il mare increspato da tante minuscole onde, dall’altra sponda dell’Adriatico giungevano gli ultimi refoli di una bora ormai stanca. Per un po’ camminammo in silenzio, le mani in tasca. «Sua madre vuole che le parli,» esordì il sacerdote «ma preferirei fosse lei a farlo.»

«Non ho niente da dire» risposi, accendendo una sigaretta. «O meglio, una cosa sì. Non si è uccisa.»

«Cosa le dà questa certezza?»

«Perché lei amava la vita. Lei era la vita e una nuova vita stava nascendo in lei.»

Don Marco sospirò. «Se è così, allora tutto diventa più pesante.»

«In che senso?»

«Non si tratta più di volontà, ma della cecità di un destino. Ad un certo punto la scure si abbatte e...»

«E lo fa nel mucchio...» conclusi io.

«E non si fa domande, non guarda in faccia nessuno. Sarebbe bello poterla dirigere, illudersi che ci sia una selezione - scende e recide la vita ai malvagi, agli stanchi, ai malati... Invece no, scende e distrugge i giusti, i giovani, i forti, gli innamorati della vita. Non ci si può che ribellare a questo.»

«Pensavo che “ribellione” non fosse una parola adatta ai preti.»

«I preti sono uomini, e ribellione è una parola adatta agli uomini. Non è possibile assistere al dolore innocente e restare indifferenti.»

«E in che modo posso ormai ribellarmi?» chiesi stancamente. «Tutto è già accaduto.»

«Incalzi, non Gli dia pace, Gli chieda una risposta.»

«E anche se l’avessi, a cosa mi servirebbe? La mia vita è comunque azzerata.»

«È finita la vita che lei conosceva, ma lei è vivo ed è giovane, non sa quanti orizzonti le si possono aprire davanti.»

«Il mio orizzonte era Nora, il mio orizzonte era Davide.»

«Ma Nora è ancora con lei e anche il suo bambino. La potenza dell’amore supera la fragilità della nostra condizione.»

Era sceso il silenzio sui nostri passi.

Una parte di me voleva urlare: «Non ci credo! Loro sono in quel fuoco, loro sono in quelle povere ossa» mentre l’altra ha detto: «Cosa fa adesso, tenta di consolarmi?».

«Non c’è consolazione umana per quello che lei ha subito. Sarebbe come mettere un cerotto sullo squarcio di un bazooka.»

«E allora, a cosa servono le vostre chiacchiere?»

«Le chiacchiere non servono mai a niente.»

Con un giro circolare eravamo arrivati nuovamente sotto la palazzina dei miei genitori.



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